In Santomato di Pistoia nasce la Fattoria di Celle, il progetto di Giuliano Gori che è riuscito a racchiudere tutte le peculiarità della regione Toscana entro una tenuta di circa 30 ettari chiamando artisti di tutto il mondo per studiare e realizzare delle opere d’arte ambientale, cioè nate per il luogo e intimamente collegate a questo e producendo vino Chianti Montalbano e olio extra vergine d’oliva.
L’idea di Giuliano Gori nasce molto tempo fa nel 1961 ma è nel giugno del 1982 che la Fattoria di Celle apre per la prima volta al pubblico la sua magnifica collezione di opere “site-specific”.
Da quell’anno la collezione si è continuamente arricchita di nuove opere, fino ad arrivare ad oggi in cui solo le opere di arte ambientale sono oltre 90. I vari artisti, invitati a visitare e trascorrere i grandi spazi si sono lasciati ispirare dalla natura per cercare il loro spazio ideale dove comporre l’opera. Attraverso la condivisione del tempo e la convivenza con il committente ogni artista ha potuto trovare il proprio luogo ameno e realizzare delle opere “nuove” sperimentando materiali e impostazioni come in un vero laboratorio.
La visita, oramai declinata da migliaia di visitatori, inizia ancora prima di varcare il cancello della villa con l’opera Grande Ferro di Alberto Burri. Sul viale d’ingresso veniamo accolti in un primo momento da una distesa di vigne a perdita d’occhio e subito dopo inizia il viaggio nell’arte. Nel piazzale antistante la villa si incontra subito l’opera di Roberto Barni, la panchina per quelli che volano di Luigi Mainolfi, la Venere di Robert Morris e di recente inaugurazione la porta sonora, Divina.com di Daniele Lombardi inserita nella cappella gentilizia.
Il percorso a piedi all’interno del parco e degli edifici storici dura circa quattro ore e durante il cammino sono tantissime le istallazioni dei più importanti esponenti dell’ arte ambientale mondiale. Dal francese Daniel Buren, alla polacca Magdalena Abakanowicz, mancata proprio in questi giorni, al giapponese Bukichi Inoue, all’israeliano Dani Karavan, agli americani Richard Serra, Alice Aycock, Dennis Oppenheim e Beverly Pepper, e molti altri ancora di tutte le nazionalità.